Sono disteso sul prato. Muovo le dita
dei piedi al ritmo di Sweet home Alabama, che la band sul palco improvvisato
suona con gusto. Sono particolarmente soddisfatto. E rilassato sotto questo sole ristoratore. Insomma sono soddisfatto come
si conviene ad un uomo di mezza età che vive nel giusto, pratica regolarmente
un po' di attività fisica, non ha ancora avuto necessità di farsi dare
un'occhiata alla prostata e che ha appena portato a termine l'ennesima fatica
della sua pur breve vita da trailer.
Certo
un'ora prima il mondo non mi
appariva sotto la stessa luce, mentre seduto ai bordi del sentiero, con
lo
sguardo perduto nel vuoto vedevo sfilare le ultime truppe cammellate
lungo l'infida
discesa. A quel punto non ne avevo più, come spesso mi capita di questi
tempi.
Era stata, forse, la prima salita che dal lago delle rose sale senza
soluzione
di continuità per circa sette chilometri, oppure la successiva discesa
presa
troppo sul vivace andante. O ancora poteva essere stata la seconda
salita di
giornata, meno lunga della prima e meno pendente, ma più difficile da
affrontare per le scarse energie. No, sono sicuro che a trasformare la
giornata
calda, ma ventilata nell'ennesimo calvario sia stata l'ultima salita,
tosta e
spaccagambe, dove è svanita l'ultima goccia di energia. Così i 1400
metri di dislivello, spalmati su appena 17 km di sentieri, si sono
trasformati ancora una volta in un "mai più
così tanta fatica".
Quando
poi mi sono deciso ad alzarmi e a riprendere la corsa la
testa girava e le gambe non mi aiutavano molto nel proseguire. Eppure è
passata anche una quarta salita, quella per arrivare al santuario del
Boden, la
cui prospettiva mi appare meno sfumata quando lo guardo dalla
sottostante
superstrada piuttosto che con la vista offuscata dalla fatica. Dietro
ormai sopraggiungevano anche quelli che avevo superato al primo km, quando
tutto era ancora pianeggiante e la giornata mi sembrava ricca di belle
speranze. Poi il lume si è smorzato piano piano.
Ma ora sono qui sul prato a godermi il sole. Sarà stata la doccia calda (!), l'abbondante pasto, oppure solo lo spettacolo dei monti della Valgrande davanti a me a farmi dimenticare le precedenti dueorecinquantacinqueminuti di sofferenza. Sì, voglio dire, sono ancora cosciente, con un radioso futuro alle spalle e pieno di buoni propositi come si conviene ad un uomo di mezza età, le dita dei piedi che si muovono al ritmo di Sweet home Alabama. Proprio bella questa prima edizione dell'Ornatrail!
PS: c'era veramente gloria per tutti all'Ornatrail, con l'estrazione finale di tanti omaggi, di cui ha beneficiato anche il tenutario del blog: iscrizione gratuita al TAC barattata poi con maglia tecnica Nike decisamente troppo large. Bravi gli organizzatori, sia per il dispiego di volontari, che per il tracciato disegnato, e soprattutto per la birra presente al penultimo ristoro. Così non si è notata la mancanza nel pacco gara del capo tecnico Salomon promesso sul sito.
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